(da Tutti gli Zeri del mondo - 2000)
L’esperienza tragica dei cani abbandonati è riportata e cantata come metafora plausibile dell’esperienza umana. Ancora una volta, con linguaggio crudo e pressione emotiva raffinata, che conduce a intimi brividi, Renato Zero narra il dramma dei cani randagi ma, ancor più, personalizzandosi in loro, traccia il ritratto di ognuno di noi quando ci ritroviamo tra "la perduta gente" in questa "città dolente" che è la vita, tormentata dal senso di un misterioso abbandono. Il Cantautore (non ce lo dice, ma lo fa apposta!) è non soltanto metaforico ma è essenzialmente metafisico. Ogni suo canto, nel massimo rispetto delle libertà individuali, si sviluppa sul doppio registro della metafora (ti racconta cose quotidiane che tu ben conosci ma intende spingerti a prese di coscienza e di posizione che spesso ignori o rimuovi) e della metafisica: ti racconta schegge di vita quotidiana per condurti "più su", "più in là". "Sole, pensaci tu! Illumina gli uomini, scaldali di più …". Quale nuovo linguaggio! Quale modo umano e quindi divino di riconoscere valori eterni e vitali, con la semplicità di un … cane randagio in cerca di amore, di Senso! Quale sincerità, nel presentarsi così fratello universale, per tutti i fratelli in ricerca di un sentiero!
"Lascia la porta aperta … !" non è forse la supplica che affiora dal più profondo di ognuno di noi?
IL PELO SUL CUORE
(ascolta)
Se scegli me Mio Dio le botte Lancia il tuo sasso laggiù Sole ... pensaci tu ... |
scampo non c'è ... dimenticati qui, così ... La vita poi Tatuati e schedati ci vuoi hai mai provato a comprenderci Cuori ... senza magia ... Un cane sciolto, casa non ha ... |